Fabio Bussola
Ponce - Tansman - Britten - Rawsthorne

Divenire


Divenire
Fabio Bussola
Ponce - Tansman - Britten - Rawsthorne

Divenire



L'album

Il connubio tra un artista e una casa discografica nasce sempre da una sintonia di visione e obiettivi comuni. In questo caso la decisione condivisa di pubblicare un CD che si discosta dalle tradizionali raccolte monografiche rappresenta una scelta sapiente e degna di plauso.
Le raccolte monografiche o le incisioni integrali dedicate a un singolo compositore sono certamente importanti, soprattutto quando l'obiettivo è quello di riportare alla luce opere inedite meritevoli. Questi progetti, infatti, contribuis­ cono a una maggiore conoscenza e diffusione del repertorio, offrendo un punto di riferimento imprescindibile per studiosi e appassionati. Tuttavia, la loro fruizione può risultare meno immediata per l'ascoltatore, rischiando di trasformare il CD in un oggetto più vicino a una risorsa enciclopedica che ad un'esperienza musicale coinvolgente. L'ascolto prolungato di un repertorio interamente dedicato a un solo autore, per quanto affascinante, può generare una certa monotonia e affaticamento, riducendo l'impatto emotivo e la capacità di sorprendere. Per questo motivo, la scelta di un programma più variegato, che accosti compositori diversi o percorra itinerari stilistici e tematici eterogenei, si rivela una strategia vincente per mantenere viva l'attenzione e stimolare un'esperienza di ascolto più dinamica e awincente.
Divenire si ispira all'idea di riscoprire l'ascolto "d'altri tempi", richiamando lo storico Guitar Recital in voga fino ai primi anni '90 del Novecento. Un percorso che, grazie anche all'eterogenea scelta degli autori, valorizza ed esalta i capolavori per chitarra composti nel "seco lo breve." Il punto di forza di Divenire risiede proprio in questa scelta: riproporre l'esperienza del recital chitarristico tradizionale, offrendo un ascolto ricco di sfumature e di opere signifi­ cative, capaci di raccontare la varietà e la bellezza della musica per chitarra del XX secolo.
Questo tipo di approccio d'antan richiede una visione lungimirante da parte della casa discografica , capace di riconoscere il valore intrinseco dell'opera al di là delle attuali tendenze. Allo stesso modo, l'artista trova in questa collaborazione lo spazio per esprimersi pienamente, libero da tematiche vincolanti.
Manuel Maria Ponce (Fresnillo, 8 dicembre 1882 - Città del Messico, 24 aprile 1948) è uno dei compositori messicani più importan ti, noto per la sua capacità di fondere la tradizione musicale europea con le sonorità e i ritmi del folklore latino-americano. Le Variatlons sur "Folia de Espafia" et Fugue furono composte nel 1930 e dedicate ad Andrés Segovia. Il tema della "Folia" è una melodia che ha attraversato i secoli e le culture, diventan­ do un vero e proprio terreno di "gioco" per innumerevoli variazioni e rielabor azioni da parte di compositori di diverse epoche.
Grazie a questo elaborato tematico Ponce intende stabilire un dialogo tra la tradizione spagnola - che ha profonda­
mente influenzato la musica europea - e il suo sguardo innovativo ricco di coloriture, ritmi esotici ed esperienze di studio internazionali. L'opera si propone di esplorare le potenzialità espressive della chitarra mediante l'uso di un motivo antico, arricchendolo con una scrittura armonica e ritmica moderna. L'alternanza tra variazioni, la monumen­ tale fuga finale permette di esporre, da un lato, la libertà interpretativa e l'immediatezza emotiva del tema e delle sue variazioni e, dall'altro, la disciplina contrappuntistica e la complessità formale della fuga.
Le venti variazioni presentano un percorso di trasformazione del tema in cui le ornamentazioni e le trasformazioni ritmiche arricchiscono la melodia con abbellimenti, cambi dinamici e modulazioni che introducono differenti L'alternanza tra passaggi lirici e momenti più virtuosistici evidenzia la duplice anima dell'opera: da un lato il legarne con la tradizione e dall'altro la ricerca di una nuova sintesi stilistica. La fuga o se si preferisce , la variazione in forma di fuga , è l'apice della composizione, offrendo una struttura contrappuntistica rigorosa che contrasta con la libertà espressiva delle variazioni.
Nocturnal after John Dowland, Op. 70, composto da Benjamin Britten (Lowestoft, Inghilterra, 22 novembre 1913
- Aldeburgh , 4 dicembre 1976) nel 1963 per il chitarrista Julian Bream ed eseguita per la prima volta nel 1964 ad Aldeburgh rappresenta uno dei capolavori del repertorio chitarristico del XX secolo. L'opera si distingue per la sua struttura innovativa, che sowerte la tradizionale forma del tema con variazioni. Invece di iniziare con il tema e procedere con le variazioni, Britten inverte il processo: l'opera si sviluppa attraverso una serie di otto variazioni che conducono progressivamente verso il tema finale: Come, Heavy Sleep di John Dowland (1563-1626).
Ogni variazione esplora una diversa atmosfera e tecnica chitarristica:
• Musingly - Un'introduzione meditativa, con intervalli aperti e sonorità rarefatte.
• Very Agitateci - Contrasto dinamico con ritmi irregolari e accenti forti.
• Restless - Crescente tensione con note sincopate e fraseggi spezzati.
• Uneasy - Atmosfera più oscura, con linee cromatiche discendenti.
• March-like- Ritmo rigido e incisivo, quasi marziale.
• Dreaming - Un episodio etereo, con armonie sospese.
• Gently Rocking - Oscillazioni delicate, evocando un movimento di culla.
• Passacaglia - Un punto culminante drammatico, che prepara il ritorno al tema.
L'opera si conclude con la presentazione del tema di Dowland, in un'atmosfera di pace e risoluzione, enfatizzando il concetto di riposo dopo il tormento delle variazioni precedenti.
Il Nocturnal non è solo un'opera di straordinaria complessità tecnica e formale, ma anche una profonda riflessione sul dualismo tra vita e morte, tensione e risoluzione. La sua struttura inversa enfatizza l'idea di un ritorno alle origini, un viaggio interiore che si conclude nella riscoperta della semplicità e della quiete interiore.
Si può affermare, senza timore di smentita, che le due composizioni di Ponce e Britten sono tra i capolavori del rep­ ertorio chitarristico; non hanno un confine temporale ascrivibile ad un secolo, ad un contesto o ad una forma bensl, sia dal versante compositivo che quello meramente tecnico, rappresentano alcuni degli esiti più alti mai raggiunti nella scrittura per chitarra.
Le altre due gemme compositive contenute in questo CD sono le Variations sur un thème de Scriabin del compositore polacco Alexandre Tansman (L6dz, 12 giugno 1897 - Parigi, 15 novembre 1986) ed Elegy del compositore inglese Alan Rawsthorne (Haslingden, 2 maggio 1905 - Cambridge, 24 luglio 1971). Le Variazioni di Tansman rappresentano un raffinato omaggio al grande compositore russo Aleksandr Nikolaevic Skrjabin, sviluppando con eleganza e maestria il materiale tematico originale (Preludio n. 4 dai 5 preludi op. 16) attraverso una serie di trasformazioni stilistiche che rivelano la profondità dell'inventiva armonica e timbrica dell'autore. Tansman, noto per il suo linguaggio musicale sofisticato che fonde elementi della tradizione francese con influssi
neoclassici e jazzistici, costruisce una sequenza di variazioni che esplorano con grande sensibilità timbrica e
formale le potenzialità espressive del tema. Efegy di Rawsthorne, dedicata a Bream, si distingue come l'unico brano del programma che non adotta la forma della variazione. In questa composizione, il musicista inglese dà vita a un'atmosfera malinconica e meditativa, caratterizzata da linee melodiche intense e da un uso espressivo delle armonie . Rawsthorne, la cui scrittura si colloca nel solco della musica britannica del XX secolo con influenze che spaziano da Ralph Vaughan Williams a Igor Stravinsky, concepisce Elegy come un momento di introspezione e lirismo, dove la melodia si sviluppa in un fluire continuo di cambi timbrici. L'improw isa scomparsa del compositore inglese nel 1971 lasciò l'opera incompiu­ ta. Il finale, a partire da misura 131 fu redatto da Julian Bream che riprende la sezione iniziale variandola e inserendo abilmente i pochi appunti lasciati da Rawsthorne per la chiusa della composizione creando un insieme artistico in linea con lo stile dell'autore.
La caratteristica comune delle quattro composizioni presentate, ossia il filo conduttore del CD, è facilmente identi­
ficabile nei dedicatari di queste opere: Andrés Segovia (1893-1987) e Julian Bream (1933-2020) i due più importan­ ti chitarristi della storia moderna e contemporanea. Per comprendere appieno la connessione tra Segovia e Bream è necessario esplorare non solo il loro rapporto personale e artistico, ma soprattutto il loro impatto complementare sullo sviluppo della chitarra classica nel XX secolo.
Segovia è giustamente considerato il "padre" della chitarra classica moderna. Il suo scopo precipuo fu quello di trasformare la chitarra da strumento popolare a protagonista delle sale da concerto, al pari del pianoforte e del violino. I suoi obiettivi artistici miravano perciò a rivalutarne il repertorio mediante una letteratura tradizionale attraverso trascrizioni (Bach, Scarlatti) e nuove commissioni: ed è appunto mediante la commissione e il contatto diretto con Segovia che, nel caso specifico, Ponce e Tansman contribuiranno con numerose composizioni ad arric­ chire il repertorio chitarristico. Le affinità tra Segovia e Bream si riscontrano nel ruolo che entrambi hanno avuto nel portare la chitarra a un pubblico internazionale, elevandola a livello di solista nei concerti di musica classica. I due hanno ampliato il repertorio per chitarra, commissionando opere a compositori contemporanei e interpretando un vasto numero di pezzi sia originali per la chitarra che arrangiamenti di opere per altri strumenti.
Le differenze tra i due sono essenzialmente ascrivibili al divario generazionale. Per usare una metafora, Segovia ha
costruito la casa della chitarra classica, mentre Bream vi ha aggiunto nuove stanze stilisticamente variegate, trasfor­ mandola in un luogo ancora più ricco e poliedrico. La relazione tra Segovia e Bream rappresenta una dialettica tra tradizione e innovazione: senza Segovia, Bream avrebbe trovato con difficoltà la strada per emergere, ma senza Bream, la visione di Segovia sarebbe rimasta confinata in una dimensione più conservatrice. Insieme, hanno trasfor­ mato la chitarra classica in un universo musicale dinamico e senza confini.

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Discografia
Fabio Bussola
L'artista

Fabio Bussola

Nato Bergamo nel 1998, ha iniziato lo studio della chitarra all’età di nove anni sotto la guida di Ivan Bracchi, frequentando poi il Liceo Musicale “P. Secco Suardo” di Bergamo, seguito da Giovanni Podera ed il Conservatorio “Gaetano Donizetti” della stessa città con Luigi Attademo. Dal 2015 al 2019 ha studiato con Andrea Dieci e Bruno Giuffredi presso l’accademia chitarristica di alto perfezionamento “Giulio Regondi” di Milano. Nel 2020 si è laureato con il massimo dei voti, lode e menzione speciale presso il conservatorio “Guido Cantelli” di Novara.
Ha partecipato a corsi di perfezionamento con docenti di calibro internazionale come Giulio Tampalini, Frédéric Zigante, Javier Riba, Andrea De Vitis, Christian Saggese, Lucio Matarazzo, Massimo delle Cese e Marco Tamayo.
Oltre ad esibirsi pubblicamente in Italia e all’estero come solista e in varie formazioni da camera partecipa e vince più di venti concorsi nazionali ed internazionali di chitarra, fra i quali spiccano il primo premio assoluto al 12° concorso internazionale “Città di Voghera” nel 2013, primo premio per due edizioni consecutive al concorso internazionale “Città di Favria” nel 2013 e nel 2014 ed il primo premio assoluto con lode al concorso “Città di Tradate” nel 2014.
Nel 2015 gli viene assegnata la 29a edizione della borsa di studio “Lino Barbisotti” di Bergamo, nel 2016 vince il premio internazionale di interpretazione “Mauro Fantinelli” e, per due edizioni consecutive, 2016 e 2017, si aggiudica il premio internazionale di musica da camera “Musica e Natura” in Svizzera.
Dal 2018 ad oggi risulta vincitore di diversi premi e concorsi, tra cui il primo premio assoluto al concorso “Giorgio e Aurora Giovannini” di Reggio Emilia, primo premio per due edizioni consecutive, 2019 e 2020, al concorso “Festival Corde d’autunno” di Milano, primo premio assoluto al III concorso “G. Marziali” di Seveso e primo premio assoluto al concorso nazionale “La chitarra volante” di Brescia.
Nel 2019 gli viene attribuita la borsa di studio novarese “Francesco Vaccari” grazie alla quale è stato ospite di diverse rassegne concertistiche nella regione Piemonte, fra le quali la rinomata rassegna “Il Mondo della Chitarra” di Novara che ogni anno ospita artisti di caratura internazionale.
Risulta vincitore per due edizioni consecutive, 2019 e 2020, del premio “Seicorde Academy”, conferitoli dai Maestri Andrea Dieci, Christian Saggese, Giulio Tampalini, Marco Tamayo e da Filippo Michelangeli, direttore di “Suonare News” e della rivista “Seicorde”. Per quest’ultima ha recentemente preso parte ad un progetto discografico distribuito in tutta Italia, “I Maestri della Chitarra” e registrerà un nuovo CD il prossimo anno.
Recentemente gli viene attribuita la borsa di studio “Giancarlo Facchinetti” come miglior giovane interprete della “Seicorde Academy”.
Di particolare rilievo le registrazioni delle opere del chitarrista e compositore Giovanni Podera ed altre opere a lui dedicate di compositori contemporanei come Luigi Artina, Kevin Swierkosz-lenart e Franco Balliana. Diverse di queste registrazioni sono pubblicate per la casa editrice “Sinfonica” e per l’etichetta “ZeroCrossingRecords”.
Nel marzo 2020 pubblica il suo primo video per l’etichetta tedesca “SiccasGuitar”, marchio seguito in tutto il mondo per le pubblicazioni di performance di celebri e giovani chitarristi provenienti da diverse realtà dell’intero panorama chitarristico mondiale.
Attualmente studia presso il conservatorio “Guido Cantelli” di Novara sotto la guida di Bruno Giuffredi

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