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Gabriele Pezone
Zipoli De Saint Luc Scarlatti Paisiello Attwood Rossini Donizetti

Il regno di Napoli tra tradizione e rinnovamento


Il regno di Napoli tra tradizione e rinnovamento
Gabriele Pezone
Zipoli De Saint Luc Scarlatti Paisiello Attwood Rossini Donizetti

Il regno di Napoli tra tradizione e rinnovamento



L'album

Le musiche scelte dal Maestro Pezone si rivolgono ad un repertorio poco praticato e che però ci riporta l'immagine di una storia interessante che riguarda il meridione e, in particolare, Napoli come luogo dinamico, fucina di artisti e punto di riferimento per i musicisti di tutta Europa; l'aspetto più interessante è che, a testimonianza di questo dinamismo, sono stati scelti quasi tutti artisti nati o operanti in luoghi lontani da Napoli ma che hanno dovuto necessariamente passare per questa città. Altro aspetto singolare riguarda la scelta dello strumento che punta alla riscoperta e alla rivalutazione dell'organo per le sue potenzialità sonore ed espressive oltre che legate al patrimonio culturale: le chiese d'Italia sono disseminate di organi testimoni di una prassi liturgico-musicale radicata in passato ma, oramai, quasi del tutto estinta. Tra il XVIII e il XIX secolo il sud Italia è stato più volte sconvolto da battaglie, assedi e cambi di dinastia, eventi traumatici ed estremamente significativi tanto da lasciare il segno anche nei prodotti artistici: una delle opere presentate è legata proprio alla commemorazione dei caduti durante la presa di Gaeta da parte di Eugenio di Savoia, condottiero dell'esercito asburgico; la città di Gaeta, va ricordato, aveva una grande importanza strategica per il regno di Napoli poiché era una sorta di porta che apriva il passo a tutto il sud Italia, per questo era militarizzata e fortificata al fine di sopravvivere a lunghi assedi. Nel 1707, le truppe asburgiche riuscirono a entrare trionfalmente in città e da lì discesero alla conquista del regno di Napoli sottratto ai viceré spagnoli e consegnato agli Asburgo di Vienna che vi rimasero fino al 1734. Il compositore belga Jacques­ Alexandre de Saint Luc (1663-dopo il 1700) era al servizio di Eugenio di Savoia come liutista di corte e Maestro di Cappella e, in occasione dell'importante vittoria, dedicò al principe una Suite in Re maggiore di otto piccoli brani dal titolo Pour la prise de Gaeta; la Suite è una raccolta di danze stilizzate di cui le principali erano quattro: Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga. Oltre a queste forme canoniche, de Saint Luc introduce altre danze meno comuni come il Passpied di origine inglese e dall'andamento cadenzato; il Rigaudon pour fa trompette ossia per il registro organistico della tromba che sottolinea l'occasione celebrativa per la quale la Suite è stata composta; il Caprice en Passacaiffe brano assai bizzarro che presenta delle anomalie tanto che il Maestro Pezone ha deciso di eseguirlo fino al cambiamento di tempo in 9/8 poiché, nell'ultima sezione, il brano presenta elementi in contrasto rispetto al carattere e allo stile del resto della Suite. Il secondo personaggio che incontriamo in questo excursus organistico è Domenico Zipoli (1688- 1726 ca) nato probabilmente nel Granducato di To-scana, a Prato; date le poche e spesso lacunose fonti, è difficile delineare con precisione la figura di questo compositore ma sappiamo che, sicuramente, venne inviato a Napoli dal granduca Cosimo lii per perfezionare i suoi studi con Alessandro Scarlatti, da cui si allontanò presto per profonde divergenze. Prima di imbarcarsi come missionario gesuita per l'America Latina, Zipoli occupò il ruolo di organista della chiesta del Gesù a Roma componendo musica che si presta molto a essere eseguita proprio sugli "organi italiani" cosiddetti per la loro particolare struttura a un solo manuale in uso, soprattutto nel sud Italia, fino alla fine del Settecento. Una delle poche ope- re di Zipoli pervenute fino ai giorni nostri sono le Sonate d'intavolatura per organo e cimbalo date alle stampe a Roma nel gennaio del 1716. Dal corpus delle sonate, che rivelano forti influenze di Girolamo Frescobaldi, si è scelto di eseguire un gruppo di quattro versi conclusi da una can- zona e un offertorio; i versi sono brevi interludi organistici eseguiti in luogo di un salmo o di altro canto liturgico dal carattere eterogeneo che permette di esaltare l'organo nei suoi vari registri e sonorità: il primo ha un carattere toccatistico con brillanti passaggi di scale mentre nel resto dei versi prevale il contrappunto imitativo o la fuga; la serie viene chiusa dalla canzona che, storicamente, deriva dalla libera parafrasi strumentale della chanson vocale francese. Tratto caratteristico di queste Sonate d'intavolatura per organo e cimbalo, tanto da farne un unicum nella storia della musica, è la mancanza dell'indicazione di tempo dovuta all'uso "promiscuo" che si faceva di questa musica la quale poteva essere eseguita in varie occasioni liturgiche cambiando semplicemente l'andamento dei brani.
Arriviamo ora a una delle punte di diamante di tutta la scuola napoletana, Domenico Scarlatti (1685-1757) la cui presenza nella storia della musica occidentale è legata soprattutto all'ingente corpus di sonate per clavicembalo: sono in tutto oltre cinquecento composizioni di cui, una piccola parte, con-servate in una edizione a stampa inglese e il resto in ben quindici manoscritti redatti da padre Antonio Soler. Questa raccolta disonate è un caleidoscopio di pezzi brevi ma dal carattere virtuosistico ed eterogeneo composti per una cerchia ristretta di ascoltatori, la regina di Spa- gna Maria Barbara e pochi intimi aristocratici. Di questo immenso corpus, è stata scelta la sonata k287 in re maggiore poiché composta appositamente per organo: la struttura di questa sonata, a differenza di quella canonica in tre tempi e in forma sonata a cui ci ha abituato il classicismo viennese, è in un unico movimento in stile fugato. Altro grande compositore meridionale cui viene fatto omaggio è Giovanni Paisiello (17 40-1816), geniale operista che meriterebbe di essere riproposto e studiato con maggiore attenzione; dopo aver passato gran parte della sua vita come girovago tra l'Italia e la Russia, Paisiello torna a Napoli nel 1784 al servizio del re Ferdinando IV di Borbone che lo nominò Maestro della Cappella palatina dove il compositore si occupava dei ser­ vizi liturgici. Nel 1787, Ferdinando IV che aveva avviato una serie di riforme le quali puntavano al rafforzamento dello stato oltre che alla diffusione dell'ideologia regalista e assolutista, commissionò a Paisiello la composizione di un inno in suo onore; l'Inno al Re, di cui si esegue l'adattamento per organo di Graziano Fronzuto, divenne l'inno del Regno delle due Sicilie dal 1816, anno della sua fondazione, fino alla sua caduta. Dato il suo carattere di simbolo identitaria del popolo meridionale, all'indomani della fondazione del Regno d'Italia dell'Inno si per-sera le tracce poiché bisognava disperdere tutto ciò che potesse minaccia­ re la recentissima e fragile unità. Per quel che riguarda Thomas Attwood (1765-1838), il suo brano è legato alla figura dell'ammiraglio inglese Horatio Nelson che vinse la flotta napoleonica nella battaglia di Trafalgar (1805) a cui partecipò anche il Sud Italia. Nelson ebbe forse la più grande vittoria della storia della marina britannica e, ferito a morte durante il combatti­ mento, diede ordine di ricavare la bara per la propria sepoltura dal legno dell'albero maestro della nave ammiraglia francese come per ricordare a se stesso che, nonostante la sua grandezza e la gloria militare, rimane mortale come tutti gli uomini. "Davvero un bell'esempio di grandezza e di moralità - secondo il maestro Pezone - rispetto all'atteggiamento comune cui siamo abituati immersi come siamo in una realtà attraversata da una profonda crisi economica ma, ancor più, da una tremenda crisi dei valori". Siamo arrivati ormai all'Ottocento inoltrato con l'Inno popolare a Pio IX composto da Gioacchino Rossini (1792-1868) nel 1846 per volere dei patrioti bolognesi, in occasione dell'ascesa al soglio pontificio di Giovanni Maria Mastai Ferretti. Per ristrettezza di tempo, Rossini non fece altro che adattare il coro dei bardi che chiude il I atto dell'o­ pera La donna del lago a cui verranno apposte le parole di Gaetano Golfieri, sacerdote di forma­ zione classicista; questo Inno è stato inserito in onore di uno degli eventi più importanti per il cat­tolicesimo: la promulgazione del dogma dell'Im­ macolata Concezione con la bolla lneffabilis Deus del 1854 promulgata proprio da Pio IX che ebbe l'illuminazione nel Santuario della santissima An­ nunziata durante il suo esilio a Gaeta.L'excursus organistico si conclude con Gaetano Donizetti (1797-1848) operista e grande direttore artistico del teatro San Carlo di Napoli di cui vengono proposti due dei pochissimi titoli legati alla sua produzione organistica: il Grande Offertorio in re maggiore e il Grande Offertorio per organo o pianoforte in do minore/maggio­ re entrambi riduzioni di Sinfonie delleopera Anna Balena e La Parisina. L'Offertorio era il momento della messa in cui l'organista poteva dare sfoggio delle proprie abilità ed è per questo che, il compositore bergamasco compone due brani dal grande valore virtuosistico che sfruttano al massimo le possibilità dello strumento tanto da dare l'idea di ascoltare un'intera orchestra.

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Discografia
Gabriele Pezone
L'artista

Gabriele Pezone

Ha studiato pianoforte con Antonio Luciani, diplomandosi presso Il Conservatorio di Latina con Salvatore Coggi e di musica corale e direzione di coro con Mauro Bacherini . Ha studiato Organo e composizione organistica con Lugi Sacco e composizione con Alberto Meoli , improvvisazione organistica con Stefano Rattni e si è perfezionato in organo con Mariella Mochi ed Olivier Latry ed in pianoforte con Alessandra Ammara e Roberto Prosseda. Ha studiato animazione liturgica con Marco Frisina e direzione d'orchestra con Nicola Samale e Deian Pavlov . Ha diretto orchestre in tutto il mondo, tra cui : Vidin State Philharmonic Orchestra (Bulgaria), Orquesta Sinfonica del Estado del Mexico, l'Orquesta Sinfonica de Yucatan, la Camerata de Coahuila, l'Orquesta de la Universidad Autonoma de Nuevo Leon, l'Orquestra Sinfonica de la Universidad Autonoma del’ Estado de Hidalgo e l' Orquesta Sinfonica de Michoacan (Messico), Lomza Chamber Phllharmon, Orchestra e Orchestra Filarmonica di Kallsz (Polonia), Orkestra Akademik Baskent (Turchia), la Southern Arizona Symphony Orchestra e la Las Colinas Symphony Orchestra (USA), l'Orchestra Cantell1d1Milano e l'Orchestra Sinfonica di Sanremo (Italia), la Orquesta Sinfonica de LoJa (Ecua- dor), l'Orchestra dell'Opera dell'Ucraina la Cairo Symphony Orchestra (Egitto), la West Bohemian Symphony Orchestra e la North Czech Philharmonic Orchestra (Repubblica Ceca) nella prestigiosa Smetana Hall a Praga e la Bitola Chamber Orchestra (Macedonia). Ha diretto numerose opere, tra cui "La Traviata· presso il teatro "A. Manzoni" di Cassino, "Madama Butterfly" presso il teatro "G. D'Annunzio” di Latina e "Tosca·” alle Serate Borgiane di NepI. Si è anche esIbIto, come pianista o organista, in Croazia, Francia, Svezia, Australia, Danimarca, Spagna, Hong Kong e Nuova Zelanda. È fondatore dell'Orchestra da Camera "Città Di Fondi" . Nel 2006 è risultato essere Il vincitore del Premio Internazionale "Giuseppe Sciacca", consegnatogli presso la Camera dei Deputati. È il direttore artistico del Fondi Music Festival ,del Festival Organistico Pontino e dei corsi di perfezionamento musicale di "lnFondi Musica". Sue esecuzioni sono state trasmesse da TVP(Polonia), da Radio Mana, da SAT2000, da Rai Uno e da Rai Tre. Ha registrato per Amadeus. Da fisarmonicista ha vinto il "Best Music Award" all'8° Nicosia lnternational Folk Dance Festival (Cipro) .

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