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Trio chitarristico di Bergamo
Diabelli Gragnani De Lhoyer Varlet

Eighteen Strings for the Nineteenth Century


Eighteen Strings for the Nineteenth Century
Trio chitarristico di Bergamo
Diabelli Gragnani De Lhoyer Varlet

Eighteen Strings for the Nineteenth Century



L'album

All’interno di una sinora non copiosa letteratura ottocentesca pervenuta per trio di chitarre, si è voluto in questo disco selezionare cinque opere che a nostro avviso possono fungere da esauriente rappresentazione del repertorio dell’epoca, sia in rapporto alla statura dei rispettivi compositori, sia alla varietà stilistica dei pezzi, specchio della cultura di tre distinte aree geografiche. Ai trii classici di Diabelli, Gragnani e Lhoyer, vertici della produzione delle rispettive aree austriaca, italiana e francese, si è voluto aggiungere il più significativo lavoro romantico, ovvero la Polonaise Concertante di Zani De Ferranti che spesso compare nei programmi da concerto delle più note formazioni. A tale criterio si è affiancato l’interesse per un brano curioso e meno noto, ma dallo spessore compositivo affine: si tratta del Petit Trio di Varlet, opera di autore pressoché ignoto, che per eleganza compositiva e ricchezza d’inventiva melodica può accostarsi senza alcun dubbio agli altri lavori inseriti nel disco. Il Gran Trio op. 62 di Anton Diabelli è un lavoro dalle evidenti ambizioni, sia per le proporzioni (quattro movimenti di cui il primo molto esteso), sia per il tentativo dell’autore di sfruttare appieno i diversi registri lambiti da tre strumenti affini: per ottenere differenti tipi di accordatura, il musicista raccomanda infatti l’impiego del sordino (ovvero del capotasto) applicato alle prime due chitarre rispettivamente al quinto e al terzo tasto. Il primo movimento è introdotto da un Adagio in Fa maggiore (tonalità d’impianto di tutti i movimenti) che conduce all’Allegro moderato, nel quale i due temi, affidati quasi esclusivamente alla prima chitarra, sono sottoposti a continui processi di elaborazione, intensificati ulteriormente nel conseguente sviluppo. Il Minuetto seguente, dal carattere vagamente marziale, pur presentandosi in una veste convenzionale, riesce nell’intento di esaltare maggiormente il dialogo tra gli strumenti, specialmente nel trio in Do maggiore. Di ben diversa statura compositiva è il Rondò tripartito successivo che, per vivacità dell’invenzione melodica, costituisce il culmine dell’intero trio e confluisce in un inaspettato movimento finale di Marcia che chiude l’opera in modo trionfale. Profondamente diverso dal trio di Diabelli, il Trio op. 12 in Re maggiore di Filippo Gragnani tende a far emergere un gusto prettamente italiano per la cantabilità melodica, a discapito di una propensione più tipicamente nord-europea per l’elaborazione tematica. Il Trio risulta convincente anche in relazione alla capacità del compositore di porre i tre identici strumenti in concertazione, valorizzandone sempre le potenzialità timbriche e sonore. Quest’aspetto risulta particolarmente evidente nei giochi di terze parallele tra le prime due chitarre proposti ripetutamente nel primo e nel terzo movimento (Minuetto in Re maggiore), che conferiscono un effetto di ripieno sonoro a sostegno del carattere scherzoso e popolaresco della linea melodica. L’Andante con variazioni centrale in La maggiore si differenzia per il carattere della melodia richiamante un idioma operistico di fine Settecento, dal sapore tipicamente italiano.Antoine de Lhoyer dedicò la maggior parte della propria carriera compositiva alla musica cameristica per chitarra componendo ben due ampie opere per trio chitarristico: il Trio Concertante per tre chitarre op. 29 e il Secondo Trio per tre chitarre op. 42, composizioni stilisticamente molto affini e dal gusto marcatamente viennese. Il Trio op. 29, oggigiorno più noto ed eseguito, pur presentando svariati temi galanti dal sapore pacato e equilibrato, lascia molto spazio alla loro elaborazione virtuosistica, quasi sempre affidata alla prima chitarra: tale aspetto emerge in tutto il primo movimento in Sol maggiore in forma sonata, specialmente nelle sezioni di elaborazione 4 del tema principale, nelle sezioni cadenzali dell’Adagio in La maggiore e nel vorticoso crescendo virtuosistico dell’Andante con variazioni conclusivo nella tonalità d’impianto iniziale. Solo il Minuetto con Trio in Mi minore si dispiega in maniera più sobria, con un canto galante affidato al primo strumento, sovente supportato da un semplice sostegno accordale delle altre due chitarre. Il Petit trio por trois guitares di Varlet, chitarrista e compositore di cui è certificata solamente l’origine lionese, si apre con un ampio episodio dal carattere solenne, che prende avvio da un motto introduttivo a cui segue una fluida melodia affidata alla prima chitarra nella tonalità d’impianto di La maggiore e che precede l’entrata del tema vero e proprio, dal carattere maestoso ed esposto in maniera dialogata tra il primo e il terzo strumento due volte, nelle rispettive tonalità di La e di Si bemolle maggiore. Il tema del movimento successivo, sempre in La maggiore, dal punto di vista motivico si manifesta in una veste alquanto sobria, permettendo di rendere fortemente caratterizzate ed originali le variazioni seguenti, mentre l’Allegro conclusivo, in forma di rondò tripartito, si riallaccia al movimento iniziale per via di un esplicito richiamo tematico consistente nell’adattamento al tempo di valzer del tema dell’introduzione. La coda è particolarmente efficace grazie ai giochi di imitazione tra i tre strumenti su cui si innesta un crescendo conclusivo dal carattere vagamente rossiniano. Gran parte della produzione chitarristica del virtuoso bolognese Zani de Ferranti, è orientata alla ricerca di nuove formule di scrittura volte ad innovare il linguaggio chitarristico da un punto di vista principalmente tecnico e idiomatico. Non mancano tuttavia casi in cui la ricerca virtuosistica riesce a sposarsi armoniosamente con l’estro per l’invenzione melodica. Proprio la Polonaise concertante op. 27 è un esempio di sintesi estremamente riuscita. Il Largo introduttivo si apre con un motto che funge da preambolo ad un dialogo melodico tra la prima e la terza chitarra durante il quale si definisce pian piano la tonalità di La maggiore. Una sezione successiva (Allegro non troppo) si pone in netto contrasto alla precedente e un accompagnamento in stile concitato della prima chitarra, di derivazione operistica, sorregge l’inquieto gioco di imitazioni degli altri due strumenti. La polonaise vera e propria si apre all’insegna di un clima opposto, dolce e al contempo malinconico, sottolineato da una melodia in La minore dal sapore vagamente napoletano. Segue un continuo avvicendarsi di temi ricoprenti archi temporali strutturati in frasi e periodi regolari, affidati vicendevolmente ai vari strumenti e terminanti sovente con improvvise virate a tonalità vicine. I temi alternano episodi cantabili di monodia accompagnata a volate virtuosistiche spesso costruite su giochi imitativi tra le diverse parti. Si toccano molte tonalità maggiori prima di ritornare al tema iniziale che ricompare due volte al termine della composizione chiudendola simmetricamente.

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Discografia
Trio chitarristico di Bergamo
L'artista

TRIO CHITARRISTICO DI BERGAMO

Nell’ agosto 2008 dall’idea di tre musicisti : Luca Bertocchi, Marco Monzio Compagnoni e Mario Rota un nuovo progetto artistico con l’intento di divulgare il repertorio specifico per trio di chitarre. Il Trio Chitarristico di Bergamo, ha seguito corsi di perfezionamento tenuti da Giulio Tampalini, nella primavera del 2009 ha ottenendo preziosi riconoscimenti e aggiudicandosi il secondo premio nei concorsi nazionali “G. Rospigliosi” di Lamporecchio (Pistoia), “Ansaldi-Servetti-Tomatis” di Mondovì (Cuneo. Nel 2011 si è aggiudicato il primo premio assoluto al concorso “Città di Voghera”. Nel loro repertorio e nei numerosi concerti propongono un naturale percorso costituito da un programma che spazia dal periodo barocco ai giorni nostri, comprendente trascrizioni da opere pianistiche, da partiture per svariati organici orchestrali, ma soprattutto brani originali scritti appositamente per questo organico. Ultimamente sta approfondendo lo studio di musiche di autori italiani contemporanei, suscitando l’interesse di molti musicisti che hanno composto brani appositamente per la formazione bergamasca. L’intento del disco proposto è di fissare e divulgare una parte considerevole di questo progetto.

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